Archivio mensile:Gennaio 2013

Crema d’asparagi alla milanese

Ingredienti per 4 persone:
800 gr di asparagi
100 gr di burro
100 gr di farina
100 gr di panna fresca
1 litro di latte
1 litro di brodo di carne
2 uova
8 fette di pane carré
2 cucchiai di grana padano grattuggiato
sale
Procedimento:
Sciogliere 50 gr di burro in una casseruola, aggiungere la farina, mescolando in modo che non si formino grumi.
cuocere per qualche minuto a fiamma moderata.
Continuando a mescolare, aggiungere il latte ed il brodo, entrambi caldie portare ad ebollizione.
Aggiungere gli asparagi tagliati a pezzetti.
Cuocere la crema per circa un’ora.
Tostare le fette di pane.
Setacciare la crema in una nuova casseruola e rimetterla sul fuoco.
Mettere sul fondo di una zuppiera il burro  a temperatura ambiente, i tuorli d’uovo, la panna e due cucchiai di formaggio.
Aggiungere la crema poco alla volta, mescolando.
Servire con le fette di pane tostato.
Il mio suggerimento:
Una volta impiattata la crema, la cospargo con un velo di olio evo e pepe.
La servo con una ciotolina di crostini di pane, e su ogni piatto metto come decorazione la punta di un paio di asparagi.


Luini

Dalle ricerche svolte negli storici di Milano, risulta che, in via Santa Radegonda 16, nel XIX secolo, si svolgeva già un’attività di panificazione: esiste, infatti, una richiesta di licenza per panificazione inviata nel 1888 da un certo Carlo Sartorelli.
Nel 1949, nella bottega s’insedia Luigi Luini, che inaugura la storia del panzerotto.
È comunque Giuseppina, la madre di Luigi, ad avere l’idea di far conoscere ai milanesi questa specialità pugliese.
Luigi tutela gelosamente la ricetta dei panzarotti, insieme con le nipoti, che lo affiancano nella gestione del locale.
Infatti, la ragione del suo successo è dovuta alla conduzione familiare.
Al panzerotto classico, mozzarella e pomodoro, si sono aggiunti, in seguito, quelli dolci: coi fichi, le noci, il cacao, i frutti di bosco. Non va dimenticata la focaccia pugliese coi pomodorini.

Giorgio Bolza

Nato a Chiasso nel 1880 da nobile famiglia comasca, si trasferì assai presto a Milano e qui visse tutta la sua vita, lavorando come funzionario bancario.

Era di carattere mite; purtroppo era affetto da forte sordità, per cui era costretto a vivere chiuso in se stesso, in un continuo soliloquio interiore; si confidava solo con amici fidati, quando riusciva a farsi comprendere.
Fu poeta di delicata sensibilità; a poco a poco volle partecipare a tutti i concorsi indetti dai vari Istituti, accaparrandosi i premi migliori.
Era poeta dai più delicati sentimenti, ma anche la parola gli era cara e sapeva sceglierla con finezza squisita e studiata proprietà: per questo le sue molte poesie erano esempio di bello scrivere, oltre che di delicata ispirazione.
Modernissimo per carattere, era entusiasta del lavoro degli altri più che del proprio.
Scrisse anche parecchie commedie, molte rappresentate e alcune assai fortunate.
Morì nel 1945.
Opere teatrali:
Ona volada de strasc
La luna sui tecc (commedia)
A Natal se piang nò (commedia)
Altre opere
El Cafè del genoeucc
Canzon e sògn
El cervellee de la sciora Jeanne
V’en cunti vunna
I compagn de scoeula
I color e la modèlla
Cafè Concert
Portinara 1900 (monologo)
On scatolin de guggitt

Zuppa invernale di fagioli e patate

Ingredienti per 4 persone:
300 gr di fagioli secchi
2 patate
1 ciuffo di prezzemolo
2 foglie di alloro
1 ciuffo di timo
50 gr di burro
crostini di pane
sale
pepe
Procedimento:
La sera prima ammollare in acqua i fagioli secchi.
Con la stessa acqua lessare i fagioli e le patate a pezzettini.
Aggiungere un po’ di sale e pepe, portare ad bollizione e cuocere per circa un’ora.
Passare il tutto al setaccio ed unire gli aromi tritati.
Prima di impiattare far sciogliere nella minestra una noce di burro.
Servire con crostini di pane.
Il mio suggerimento:
Anche su questa minestra spolverizzo una buona dose di grana padano.
Mi piace aggiungere poco burro e una volta impiattata la minestra, la servo tiepida con un filo di olio evo e una spolverizzata di pepe.

Interpretazione…

San Giovann, né pu né men
Il nome di questo santo, canonico della Cattedrale di Praga, era complicato da pronunciare per i milanesi e così accadde che il popolo lo interpretò a modo suo.